Lorenzoni: «La fuga è la bocciatura della Regione»
20 luglio 2020
«La lettura combinata dei dati demografici e quelli dell’export della produzione industriale restituisce un quadro a tinte fosche, molto fosche sul futuro del Veneto. Dobbiamo aprire gli occhi e rimboccarci le maniche». Arturo Lorenzoni, candidato presidente del centrosinistra, è molto preoccupato. Il 2019 ha segnato lo storico sorpasso dell’export emiliano su quello veneto, dati confermati nel primo trimestre di questo pur sciagurato 2020. La curva demografica ha seguito lo stesso percorso, vedendo nel corso degli ultimi anni il Veneto diminuire in maniera netta la sua popolazione mentre l’Emilia Romagna è cresciuta costantemente.
Nei dodici mesi del 2019, il Veneto ha perso 6.247 residenti, in gran parte giovani e laureati, con punte drammatiche nel Bellunese, da cui se ne sono andati quasi duemila persone sotto i 35 anni, per approdare non più solo a Londra, Berlino e Bruxelles, ma anche a Milano e Bologna. Se il calo di popolazione non è (ancora) drammatico si deve a quel poco di immigrazione rimasta, ma ormai è chiaro che non è più sufficiente.
«Demografia e lavoro, produzione e benessere sono temi correlati», afferma Lorenzoni, «e queste problematiche sono le più urgenti da affrontare. Se non saremo in grado di invertire la tendenza nei prossimi 2-3 anni, l’emigrazione si trasformerà velocemente in esodo. A rendere poco attrattivo il Veneto non solo i bassi salari di ingresso per i neolaureati, alzare la remunerazione dei talenti è una precondizione da cui non si può prescindere. Dobbiamo riconoscere le debolezze strutturali del Veneto: la mancanza di un centro metropolitano, la carenza di servizi di rete veloci ed efficaci – ad esempio il trasporto pubblico – lo spostamento dei centri di comando e di pensiero, un ambiente che tende ad esaltare le chiusure corporative e culturali più delle aperture».
«Apriamo gli occhi, tutti; politica, imprenditori, parti sociali. Il compito della classe dirigente è cogliere i segnali deboli e affrontare i problemi prima che i processi diventino ingovernabili. Dobbiamo recuperare velocemente. Mentre il dibattito politico ruotava intorno al nulla, giovani e laureati hanno cominciato ad andarsene silenziosamente, le banche del territorio sono state travolte, giornali e imprese hanno spostato i loro centri di comando fuori dai confini veneti, così come le multiutility. Non usciremo da questa spirale aumentando le richieste di protezione corporativa, l’assistenza e i sussidi, ma aumentando concorrenza, merito e costruendo le infrastrutture materiali e immateriali che attraggono le imprese innovative con il loro bagaglio di talenti».
Ufficio Stampa
media@arturolorenzoni.itLeggi la Lettera ai Veneti di Arturo